Il racconto di Mario

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Mario, conosciuto come “Barone” dagli intimi, è entrato da poco a far parte della famiglia della UILDM di Saviano “Francesco Ciccone”, fin da subito legando con tutti, grazie alla forza del suo sorriso accompagnato dalla tenacia.  È lui il protagonista di questa storia e ha deciso di raccontarsi a cuore aperto: «Subito dopo aver scoperto la malattia, la mia vita era diventata solamente la mia malattia. Ad un certo punto, poi, qualcosa è cambiato: ho conosciuto Marco, Antonio, Peppe, Mario. Loro mi hanno aiutato a cacciare via questi brutti pensieri e, facendo la conoscenza di altri miei coetanei, ho capito che la Sclerosi Multipla non era Mario, e che questa non doveva impossessarsi della mia mente». Spesso, tra le frasi motivazionali, viene usata la metafora secondo la quale “dopo un temporale, c’è sempre un arcobaleno”, ma Mario ha vissuto sulla sua pelle una tempesta che ha squarciato d’improvviso il cielo terso della sua vita, ha imparato a vivere i giorni di tempesta, costruendo, gradualmente, il suo personale arcobaleno.

La UILDM è stata sicuramente una grande svolta per Mario: «Venire al centro mi ha insegnato che nella vita bisogna sempre provare a fare tutto, anche ciò di cui si ha timore o vergogna: io non avevo mai cantato o recitato in pubblico, soprattutto perché avevo vergogna, ma ho sconfitto un mio limite grazie alle persone che mi hanno spronato. Tengo davvero molto all’associazione, tanto che, anche quando ho delle terapie stancanti o delle cure un po’ aggressive, faccio di tutto per essere presente».  

Riguardo la sua infanzia, invece, Mario ci dice di essere stato un bambino spensierato con la passione per il calcio, passione che lo ha accompagnato fino ad oggi che è un tifoso sfegatato della squadra del Saviano! Non è solo la bandiera nero-verde a far battere il cuore di Mario, infatti un’altra passione è quella per il Carnevale: «Un’esperienza importante della mia vita è stato essere presidente del comitato Rione Sirico durante il Carnevale; ho potuto vivere, così, tutti i preparativi alla manifestazione, partendo dalla costruzione stessa del carro con gli altri ragazzi del rione».

Mario ama così tanto il suo Paese che, rispondendo alla domanda di un unico ipotetico desiderio da avverare, dice: «Vorrei cambiare Saviano, innanzitutto migliorando le strade, in quanto soprattutto per noi ragazzi sulle sedie a rotelle, è abbastanza difficile percorrere in serenità il tratto di strada. Noi ragazzi di Saviano siamo molto accoglienti, ma dobbiamo fare in modo che anche la città sia davvero ACCOGLIENTE E APERTA A TUTTI». La malattia ha sicuramente tolto molto a Mario, ma gli ha restituito altrettanto: la forza di gettarsi a capofitto nelle esperienze nuove, il coraggio di affrontare le difficoltà e la consapevolezza di non essere mai solo.

Al termine di questa sorta di intervista, Mario ha espresso la volontà di lanciare un appello, in particolare ad un’ipotetica persona che scopre di avere la sua stessa malattia. Riportiamo le sue parole, fiduciosi che possano essere d’ispirazione per tutti: «Aiutati tu per primo, solo così gli altri potranno esserti da supporto. Comunque sia, non permettere alla malattia di consumarti, la vita va sempre vissuta! Nei momenti di difficoltà, quando la vita diventa imprevedibile, si deve essere costanti e comunque seguire un percorso, mai farsi abbattere!».

 

 

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