Il racconto di Filomena

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“Mena” -così come le piace farsi chiamare- ha conosciuto la UILDM di Saviano subito dopo essersi trasferita da un paese all’altro ma per conoscere i dettagli, lei stessa ci ha raccontato la sua storia!

«Quando ero ragazza abitavo a San Giuseppe, la mia casa era al centro del paese, tanto da poter andare a fare una passeggiata con le mie amiche quando volevo. Subito dopo essermi trasferita qui, ero abbastanza triste, perché per spostarsi c’è bisogno per forza della macchina» - Iniziamo così la conversazione con Mena: parlando di mancanze ma dopo qualche attimo, lei stessa, entusiasta, aggiunge: «Il centro, soprattutto in questo, mi ha aiutata molto: all’improvviso mi sono ritrovata con tanti amici e la sensazione di tristezza è andata via. Nella mia vita, poi, non sono ma stata sola: le mie guide sono mio fratello e mia cognata, loro, insieme ai miei nipoti mi sono sempre stati accanto, soprattutto in questo periodo che mi ha costretta a stare in casa, loro sono stati la mia forza».

Un altro racconto, un altro vissuto, ma una cosa è la stessa: la sede della UILDM di Saviano è stato un punto di svolta anche per Mena, così come le altre testimonianze che abbiamo raccolto.                       Dopo aver saputo da dove viene, chiediamo a Mena di dirci il ricordo più caro che ha della sua infanzia: «Ricordo con affetto quando d’estate, con tutta la famiglia, nella Seicento un po’ vecchia di papà, andavamo al mare». Oggi Mena non è più una bambina, ma un po’ è rimasta tale, soprattutto nel sorriso che sfoggia con orgoglio, in particolar modo quando canta e balla, poco dopo, infatti, ci dice: «Tra i miei talenti sicuramente c’è il canto e il ballo. Sono anche abbastanza brava a recitare, l’ho scoperto quando con i ragazzi del centro abbiamo inscenato alcuni sketch di Totò».

C’è stato un tempo, però, in cui il sorriso di Mena è stato messo alla prova, in un’età durante la quale proprio la spensieratezza dovrebbe essere la quotidianità: «Da piccola, a scuola, mi è successo che alcune bambine mi prendessero in giro. Mi ricordo anche che dopo le lezioni c’era una bambina che mi aspettava per dirmi brutte parole o per tirarmi i capelli. Molte volte mi sono persa di animo, ho pianto e non sempre ho reagito».

Il bullismo è un fenomeno in continua evoluzione e si adatta alle risorse delle quali la società dispone, penetrando anche negli strumenti digitali che oggi tutti utilizzano. Spesso non servono atti eclatanti per compiere una violenza di fatto, ma altrettanto spesso, non si è pienamente coscienti di starla perpetrando. Aldilà del medium attraverso cui viaggia, però, il bullismo passa sempre attraverso due elementi essenziali: la parola e il comportamento e di questi due ne siamo in pieno controllo e possesso.

Mena è stata una bambina che ha sofferto, nonostante ciò, non si è fermata alla violenza e, soprattutto, da grande ha scelto di stare dalla parte dei buoni. Oggi, da donna forte, lancia un appello: «Alle ragazze e ai ragazzi che si sono trovati in una situazione come la mia, oggi, voglio dare un consiglio: per prima cosa vi dico di PARLARNE con qualcuno e, soprattutto, sperate: le persone belle- prima o poi- si incontrano sempre!»

La testimonianza di Mena è fondamentale, soprattutto per chi, assistendo ad atti di violenza gratuita, decide di tacere.

A loro vada questo appello, perché troppo spesso, scegliere di non proferire parola o di non agire in alcun modo, è il primo atto di violenza!

 

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