Ciccio (2)

Il racconto di Francesco

 

Francesco, come qualche altro suo compagno, ha conosciuto la realtà della UILDM di Saviano “Francesco Ciccone” quasi da bambino e, una volta “entrato”, non ne è mai più uscito!

Affascinati da questo legame che cresce negli anni, chiediamo a Francesco come ha conosciuto questo ambiente: «Avevo circa 14 anni, quando, dopo lamentele sul fatto di vivere poco la socialità, grazie a Francesco Ciccone, sono stato indirizzato al centro»- Francesco ricorda con affetto anche un’altra persona conosciuta al centro: «Ho nel mio cuore Andrea Russo: è stato lui a portare alla luce una mia passione, cioè miscelare i colori e portarli su tela. Grazie a lui ho scoperto un mondo stupendo. Andrea, poi, mi è stato accanto dopo la perdita di mio padre, in lui potevo osservare una figura che mi mancava».

La storia di Francesco è un percorso di maturazione e accettazione, lui stesso ammette: «Da ragazzino non volevo stare mai con ragazzi che avevano le mie stesse problematiche, o comunque con persone che erano giudicate “diverse” dalla società e che io stesso reputavo tali: i ragazzi del centro mi hanno insegnato che spesso si creano barriere inutili e che proprio tra coloro che, purtroppo, vengono emarginati, si trovano cuori puri!».

Non è mai troppo tardi per poter cambiare punto di vista, ma soprattutto per sposare una causa ed agire concretamente per perseguire i propri obiettivi. Francesco lo ha dimostrato anche candidandosi alle scorse elezioni amministrative a Saviano. Questa forza, però, non è solo “farina del suo sacco”: «È stato grazie ai miei compagni del centro che ho sviluppato un forte senso civico: oggi il mio desiderio è che tutti, soprattutto loro, facciano ciò che non hanno mai fatto nella vita, e voglio impegnarmi affinché insieme facciamo progressi». La conversazione si infittisce, e noi vogliamo sapere quali sono i talenti di Francesco, oltre alla pittura: «Credo che il mio talento sia la scrittura. Quando ho scritto il mio libro mi sono sentito completo, perché in quelle pagine ho messo tutto ciò che -purtroppo o per fortuna- vorrei fare. In fondo, credo che ognuno abbia un compito in questo mondo: il mio è essere ciò che sono al meglio delle mie possibilità». Dalle sue parole, ci sembra di capire che Francesco è ben inserito nel tessuto sociale del Paese, quindi gli chiediamo se si sia mai sentito in difficoltà in qualche occasione: «Quando ero piccolo e mia madre e mio padre mi mettevano nell’auto, mi sentivo fissato. Fin da piccolo, però, non mi soffermavo mai così tanto su quegli sguardi, piuttosto pensavo a cosa mi sarebbe aspettato dopo: quel “dopo” mi rendeva entusiasta e capace di superare quel momento. Sono stati i miei genitori a educarmi a questa forza, e con loro tutte le persone che ho conosciuto negli anni. Non potrei mai essere nemico della strada, io amo la strada: è vita, è incontro, e credo che la conoscenza di cose e persone nuove sia motivo di crescita personale per chiunque!».

Francesco ha un’energia sprizzante a tal punto che ci viene spontaneo chiedergli quale sia il suo segreto; e lui, sorridendo, ci dice: «Io mi definisco un delfino perché, proprio come i delfini, quando sono in difficoltà chiamo tutti i miei amici per supportarmi. Chiunque è stato accanto a me, ha combattuto insieme a me!».

Vogliamo concludere così questa storia e questa rubrica, sperando che la storia di Francesco e di tutti gli altri vi abbia restituito la consapevolezza che la diversità è sinonimo di unicità e che per avere il coraggio di abbattere gli stigmi, basta semplicemente ricordarsi di questo.

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